Letteratura: Tutta colpa di Beethoven? Finalmente il secondo racconto del nostro progetto editoriale

Ecco il secondo racconto del nostro progetto. Ci scusiamo se è arrivato con un… po’ di ritardo. Ma sapete come sono gli scrittori!!
Come vi avevamo già accennato non verrà seguito un ordine cronologico, e ogni racconto, benché sia un capitolo del romanzo che Marco Di Mico sta scrivendo, può compiere notevoli salti nel tempo rispetto al precedente. Quello che vi proponiamo oggi, infatti, ne fa uno enorme. Il protagonista è diventato un uomo maturo che… Non dico altro per non rovinarvi il gusto della lettura. Continua a leggere

La vicenda di un lavoratore bastardo

Ringraziamo la redazione di Medeaonline che ci ha permesso di pubblicare l’intervista rilasciata da Marco di Mico, autore di “La vicenda di un lavoratore… bastardo”. Inaspettato caso editoriale. Come le è venuta l’idea di questo libro? Innanzitutto diamoci del tu, perché il mio cervello è tarato per la confidenza e non per le formalità. Ottimo, allora riformulo la domanda. Come ti … Continua a leggere

Primo racconto: IL DETTATO.

Ecco a voi il primo racconto della nuova iniziativa di “DOVEVAILPAESE”. Ringraziamo Marco Di Mico, autore di “La vicenda di un lavoratore bastardo”, per aver deciso di intraprendere con noi questo suo nuovo progetto artistico ed editoriale. Buona lettura IL DETTATO Ho sette anni, un grembiulino blu con il colletto di plastica rigida e un fiocco bianco fatto da mamma … Continua a leggere

Poesia. Detesto questa folla rumorosa

Citazione

Buongiorno, sono Marco Di Mico, autore del romanzo “La vicenda di un lavoratore bastardo”, e volevo sottoporvi una mia poesia che mostra l’immigrazione da un’originale angolazione (perlomeno lo spero).  Il vostro giudizio è per me molto importante. Mi auguro vogliate leggerla e darmi un riscontro sincero. Io vi auguro buona lettura. 

“Detesto questa folla rumorosa

Maleducata

Prepotente

Fastidiosa

Sporca, sudata che arriva dal mare

Che ci ruba il lavoro

Che viene a chiedere, a mendicare.

Però se la incontrassi in paradiso

La guarderei in faccia,

Gli farei un sorriso

E ritroverei nei loro bisogni

Le mie stesse paure

I miei stessi sogni

Riscoprirei che ognuno è un fratello

Col mio stesso sangue

Col mio stesso cervello.

E allora, senza attendere il paradiso

Glielo dono adesso il mio sorriso

E scopro, guardandoli in viso

Che pure se sono diversi e non mi sembrano belli

Sono veramente miei fratelli.”