Integrazione. Strategia possibile?

moscheaIntegrazione…  integrazione… integrazione. Questa parola rimbalza in ogni calle, in ogni città, in ogni nazione europea. Non si sente altro. Dal mare del Nord al Mediterraneo, dalle coste atlantiche a quelle dell’Egeo sembra sia l’unica strategia possibile per affrontare il terrorismo islamico. Come al solito i politici europei o non hanno capito niente o si sforzano di manipolare, con le loro affermazioni, i nostri giudizi e la nostra comprensione di quello che succede.

Fra gli attentatori di Parigi e di Bruxelles ci sono dei giovani nati in Occidente e vissuti secondo i nostri canoni. Hanno studiato in Europa e condiviso con i loro coetanei passioni e divertimenti. Sono, quindi, persone “estremamente” integrate. Eppure ad un certo punto della loro vita hanno deciso di abbandonare la loro integrazione per diventare assassini. È evidente che il problema va ricercato da un’altra parte.
Allora qualche altro capoccione alla guida di noi cittadini europei ha puntato il dito sulla povertà e sul degrado di alcune periferie. Dimenticando che nelle periferie non ci sono solo islamici.

Dunque bisognerebbe capire che cosa porti, veramente, questi giovani a un cambio di vita così radicale. Quali sono i motivi che spingono molti ragazzi di fede islamica a partire come foreign fighters o, peggio, ad abbracciare il terrorismo?.
Che cos’è che li affascina in una scelta così estrema.

La miseria e l’integrazione non c’entrano nulla. A spingerli è una propaganda che li convice di essere superiori. Che gli fa credere che loro sono gli eletti, i puri, gli angeli che devono punire noi peccatori degenerati. Naturlamente non tutti i musulmani si lasciano convincere. A subire il fascino di questa campagna sono solo coloro che già provano per noi occidentali un sentimento di repulsione e superiorità. Solo chi già ci disprezza perché ci giudica deboli, molli, inermi, dubbiosi, privi di forti convinzioni religiose, etiche, morali si lascia convincere. Solo chi odia i nostri costumi, il nostro amore per la pace, per l’eguaglianza, per la libertà (che interpreta come fragilità) ci vuole distruggere e annullare. I reclutatori forniscono sia gli strumenti ideologici sia quelli di morte, ma non possono costringerli a diventare i nostri assassini e a odiarci senza una base di tacita approvazione. I reclutatori riescono a trasformare dei ragazzi integrati in violenti e spietati soldati di Dio perché possono far leva su idee e convinzioni molto diffuse e che sono state già lungamente metabolizzate. Chi si lascia convincere è perché già nutre per noi odio e disprezzo, e perché già si ritiene il rappresentante di una civiltà superiore.  La violenza diviene la prova che loro sono più forti di noi, che hanno ragione, che sono nel giusto.

Per prevenire e combattere il terrorismo di matrice islamica, allora, bisognerebbe che i musulmani “sani” divenissero i difensori delle nostre convinzioni, dell’eguaglianza fra uomo e donna, del rispetto della libertà e dei diritti altrui. Dovrebbero avere la lucidità di accettare il nostro modello di vita e di società. Non devo adottarlo, basta che lo rispettino, facendo attenzione a non criticarlo, a non giudicarlo sbagliato. Finché non troveranno la forza per compiere una simile operazione la pace sarà sempre messa a rischio.

 

MARCO DI MICO "LA VICENDA DI UN LAVORATORE BASTARDO"

MARCO DI MICO
“LA VICENDA DI UN LAVORATORE BASTARDO”

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