Racconto notiziario. La scuola sa anche educare?

scuola comunaleCome può, una bambina di otto anni, imparare a rispettare le regole della convivenza civile e ad amare la scuola e le istituzioni, se queste, con le loro azioni, risultano odiose e soprattutto ingiuste? I bambini della classe cominciano a pensare che convenga comportarsi male, non fare i compiti e deridere tutto e tutti.

Come redazione di dovevailpaese continuiamo il nostro esperimento di informare attraverso il racconto. Siamo, infatti, convinti che le storie raggiungano più facilmente il nostro cervello e il nostro cuore.

La storia che vi proponiamo oggi è quella di una bambina di otto anni che a scuola viene punita pur non avendo fatto niente di male. Di seguito la lettera che il padre ha inviato alla nostra redazione.

“Gentile redazione,

permettetemi di indicarvi dovevailpaese dal mio punto di vista.
Sono il padre di una bambina di otto anni che frequenta la terza elementare. La classe di mia figlia è molto turbolenta e con il passare del tempo lo diviene sempre di più. Le maestre, forse spinte da un loro personale metodo educativo, per fronteggiare e arginare l’esuberanza dei bambini più irrequieti infliggono punizioni a tutta la classe in maniera indiscriminata. Così se Tizio e Caio si prendono a spintoni e a parolacce durante una verifica, anziché punire i due che disturbano, tutta la classe non farà la ricreazione. Oppure se Sempronio strappa il quaderno della sua compagna di banco, tutta la classe avrà più compiti per casa. Il bello è che molto spesso chi ha causato la punizione non farà i compiti (né quelli normali né quelli aggiuntivi) e così i soli puniti sono quelli che si comportano bene e che ligi ai doveri fanno tutti i compiti.
Questo modo di intervenire si è rivelato poco o nulla efficace, infatti l’aggressività all’interno della classe aumenta sempre di più. I bambini più distratti e agitati si comportano sempre peggio, forse anche perché, dal momento che non vengono puniti direttamente, non capiscono che sono loro che si stanno comportando male. Le maestre non controllano neanche i compiti dati per punizione e alla fine, quello che rimane, è che conviene fare i furbi e comportarsi male.

Mentre i terroristi dei miei tempi proclamavano che volevano “colpirne uno per educarne cento” queste maestre hanno capovolto quel vecchio adagio in nome del “punirne cento per educarne uno (o due)”. Ma il risultato è inesistente. Le continue punizioni senza colpa, poi, stanno minando la fiducia dei bambini nell’autorità e nella correttezza delle maestre e di conseguenza della scuola.

Come può, una bambina di otto anni, imparare a rispettare le regole della convivenza civile e ad amare la scuola e le istituzioni, se queste, con le loro azioni, risultano odiose e soprattutto ingiuste? I bambini della classe cominciano a pensare che conviene comportarsi male, non fare i compiti e deridere tutto e tutti. Tanto nessuno viene punito e i molesti 

A mio avviso quello che succede nella classe di mia figlia è l’indicatore del modo di pensare di quella parte d’Italia che pensa che non ci sia differenza fra Bene e Male, né fra vittima e carnefice. Anzi, in questa prospettiva capovolta chi non rispetta la legge, chi offende, chi delinque deve essere tutelato e protetto più delle persone oneste.

Ognuno ha il suo modo di vedere le cose, e io cerco sempre di rispettarlo, ma è giusto imporlo a dei bambini? Oppure alla base di questo comportamento c’è un principio psicologico o pedagogico?
Queste domande mi frullano in testa ma non so darvi una risposta. C’è qualcuno che sia in grado di aiutarmi?”

 

MARCO DI MICO "LA VICENDA DI UN LAVORATORE BASTARDO"

MARCO DI MICO
“LA VICENDA DI UN LAVORATORE BASTARDO”

versione elettronica
http://www.bookrepublic.it/book/9788866935247-la-vicenda-di-un-lavoratore-bastardo/

versione cartacea
http://www.inmondadori.it/vicenda-lavoratore-bastardo-Marco-Di-Mico/eai978886693036/