Quoziente familiare in Italia, rimarrà un’utopia?

familia1Da più parti è stato chiesto a dovevailpaese di occuparsi della famiglia e, in particolare, del suo sostegno economico, soprattutto in questi anni di crisi e di difficoltà.
Abbiamo pensato che sarebbe stato più utile, anziché mostrare statistiche e percentuali, porre la nostra attenzione sulla necessità di una ridefinizione della pressione fiscale sui nuclei familiari.

Il problema è molto sentito dalla popolazione e anche la classe politica sa che è uno dei temi caldi. Infatti periodicamente in Italia, soprattutto a ridosso delle elezioni, riecheggiano nell’aria, come una formula magica in grado di attrarre consensi, le parole “famiglia” e  “quoziente familiare”. Purtroppo, però, come spesso accade nel nostro Paese, dopo che i politici hanno raggiunto i loro scopi la cosa decade e le famiglie italiane devono vedersela da sole, senza nessun contributo da parte dello stato.
Anche il premier Renzi non sfugge a questo modo di fare furbesco e opportunistico. Nel 2014 dopo aver introdotto gli 80 euro, promise che presto avrebbe affrontato il problema. Tanto che dichiaro:

« Ottanta euro dati ad un single hanno un impatto diverso rispetto ad un padre di famiglia monoreddito con 4 figli. Dobbiamo porci questo problema».

L’esecutivo era, ed è, perfettamente consapevole che la norma attuale assicura un doppio bonus a un nucleo composto da due persone con altrettanti stipendi, mentre non garantisce alcun sostegno a una famiglia di quattro persone con un solo reddito di 28.000 euro annui. Anche l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, in un’intervista a Panorama, dichiarò che c’era la volontà d’introdurre un principio di progressività attraverso il “quoziente familiare”. Purtroppo, però, la cosa è stata finora disattesa.

Visto che noi italiani non siamo in grado di fare una legge a sostegno della famiglia, sarebbe bello se l’Europa, che ci impone tante cose di cui potremmo veramente fare a meno, ci costringesse a prendere dei provvedimenti in tal senso. Anche perché in molti Paesi europei tale sostegno esiste già da molto tempo.
In Francia il “quoziente familiare” è stato introdotto nel 1945 e, perfezionato nel corso dei decenni, comporta una riduzione della pressione fiscale all’aumentare del numero dei figli. A sostegno della famiglia, la Germania, invece, utilizza un assegno di 164 euro mensili per figlio, che diventano 174 per il terzo e 195 dal quarto figlio in poi. Per la  famiglia l’Italia spende l’1,1% del Pil contro il 3,8% della Danimarca, il 3,2% della Germania, il 3% di Olanda e Finlandia, il 2,8% della Norvegia, il 2,5% della Francia e dell’Irlanda.

Sembra evidente che un dibattito debba avviarsi, almeno, per riportarci nella media europea che si attesta al 2,1%.

Per essere il paese dei mammoni, dei bamboccioni e dove “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia” (art. 29 della Costituzione) forse facciamo veramente troppo poco. Ma la politica italiana è fatta così: utilizza dei temi sensibili per farsi pubblicità e, poi, una volta ottenuto il voto si dimentica delle promesse.
Questa volta, però, la cosa è più grave e fastidiosa, perché il premier Renzi si è impegnato personalmente, ponendo anche la fiducia, per le “unioni civili”, mentre trascura i diritti delle famiglie nel loro complesso. Non vorremmo che nella sua testa ci fossero delle “unioni civili” e delle “unioni Incivili.”

Marco Di Mico

 

MARCO DI MICO "LA VICENDA DI UN LAVORATORE BASTARDO"

MARCO DI MICO
“LA VICENDA DI UN LAVORATORE BASTARDO”

versione cartacea

http://www.mondadoristore.it/vicenda-lavoratore-bastardo-Marco-Di-Mico/eai978886693036/

e-book

http://www.bookrepublic.it/book/9788866935247-la-vicenda-di-un-lavoratore-bastardo/

 

 

 

 

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