Wittgenstein e l’inevitabile dissolvimento dell’Unione Europea

Tra Europa, intesa come Unione Europea, e i singoli stati nazionali esiste una impossibilità di intendersi sui problemi esistenti che porterà inevitabilmente alla dissoluzione dell’Unione.

 

Estendendo la teoria dei giochi linguistici del filosofo Ludwig Wittgenstein all’attuale situazione politica dell’Europa, è possibile sostenere che l’Unione Europea è destinata al dissolvimento. Al di là dei problemi economico-monetari e di quelli creati dalla spinta sovranista, questo insieme disomogeneo di stati si frantumerà, come accadde all’Impero d’Austria di Francesco Giuseppe e alla comunista Unione Sovietica, a causa dell’impossibilità di comprendersi fra burocrazia centrale e stati nazionali. Le direttive europee, infatti, sono sviluppate da un élite che ragiona per mezzo di un linguaggio suo proprio, dove le parole assumono un significato valido solo per coloro che fanno parte dello stesso gioco linguistico. I cittadini dei singoli stati, invece, pur riconoscendo le parole gli attribuiscono i significati del proprio gioco linguistico e non è detto che i significati coincidano. Secondo Wittgenstein ogni linguaggio descrive delle specifiche “forme di vita”, uno specifico mondo incomprensibile a chi non utilizza lo stesso “linguaggio”.
Esemplificando è come se un muratore che sta costruendo un muro di mattoni rossi dalle dimensioni di 30x10x15, dicesse all’altro muratore che sta lavorando con lui: “passamene uno a metà” senza neanche guardarlo e senza specificane null’altro. L’altro muratore senza battere ciglio spezzerebbe in due parti uguali il mattone giusto e glielo porgerebbe. Ma se la stessa richiesta la facesse al suo barbiere o a sua moglie questi non capirebbero di che cosa ha bisogno e che cosa devono tagliare a metà. Perché non fanno parte dello stesso gioco linguistico, non conoscono le regole del gioco. Quindi, quando i burocrati europei parlano tra di loro o programmano l’economia e la società dei paesi membri, le loro affermazioni risultano essere perfettamente in linea con il loro modello, ma risultano logiche e ben ponderate solo a loro. Purtroppo i vari paesi membri hanno altri modelli, altri giochi linguistici, e pertanto quelle direttive molto spesso risultano incomprensibili, difficili da seguire o peggio ancora irrealizzabili e inutili.

La stessa cosa avviene quando i vari stati nazionali tentano di descrivere alle istituzioni europee i loro problemi e le loro proposte. Questa volta sono queste ultime indicazioni a risultare incomprensibili e irricevibili dai burocrati. La soluzione pertanto non esiste, perché questi due mondi non potranno mai parlarsi.

Inoltre, questa Europa dei trattati, proprio come i due imperi citati sopra, si auto conferisce un diritto e un potere quasi divini, e di conseguenza rifiuta ogni critica e ogni giudizio sulle sue scelte. Chiusa nelle sue convinzioni assolute non intende i reali bisogni dei cittadini.

Questa sorta di incomunicabilità, però, non potrà andare avanti all’infinito e porterà, inevitabilmente, alla distruzione dell’Unione Europea con conseguenze disastrose per tutti i suoi membri.

È per questo che occorrono delle forze politiche capaci di  lavorare per un’uscita ordinata dall’Unione Europea prima che il su crollo repentino travolga gli stati che la compongono.
L’unica possibilità per non venire travolti è, quindi, quella di porsi fuori da questa istituzione prima che ciò avvenga.

Marco Di Mico

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