La scuola che tradisce i sogni

scuola comunaleDovevailpaese volentieri pubblica la email inviataci da una nostra lettrice, che pone seri interrogativi sul ruolo della scuola italiana e sull’efficienza e la qualità dei servizi offerti dall’amministrazione pubblica.

Anche se la vicenda riguarda il comune di Roma, e quindi il sindaco Marino, riteniamo che la vicenda dipinga la situazione di molte zone d’Italia.

Con questa “racconto” continuiamo il nostro esperimento di informare attraverso la letteratura. Siamo, infatti, convinti che le storie raggiungano più facilmente il nostro cervello e il nostro cuore.

 

“Gentilissama Redazione di Dovevailpaese,

sono una mamma e voglio raccontarvi una storia.

C’era una volta una bambina di otto anni innamorata della scuola. Quando iniziavano le vacanze estive, si sentiva male e addolorava parenti e amici parlando solo della scuola e di quando sarebbe ricominciata. Quest’anno costrinse i genitori a comprargli zaino, astuccio, colori, quaderni, matite, penne, gomme e colla già alla fine di luglio. Da quel momento iniziò un suo conto alla rovescia. Sul calendario, come un carcerato, segnava i giorni che gli mancavano alla realizzazione del suo sogno, la riapertura della scuola. Mentre i giorni passavano e i segni sul calendario aumentavano i suoi occhi si facevano sempre più luminosi e felici.
Passò i giorni ordinando e riordinando il suo zaino e il piccolo tesoro che conteneva. Fece i compiti per le vacanze e finiti quelli, volle farne altri inventati dai genitori. Quando finalmente arrivò il 15 settembre, giorno di apertura della scuola, disegnò un grosso cuore rosso sul calendario e uscì di casa.

Arrivata a scuola, però, un grosso cartello spiegava che per motivi burocratici-organizzativi il tempo pieno era sospeso fino a data da destinarsi. Tutti i bambini sarebbero usciti alle 14.00 anziché alle 16.30.

Molti genitori andarono su tutte le furie, perché non avevano nessuno che potesse andare a prendere i figli a quell’ora.
«Se almeno ci avessero avvisati prima, ci saremmo organizzati» dicevano in molti, «ma così all’improvviso è veramente da irresponsabili».
La preside e la vicepreside furono irremovibili. «Non abbiamo il personale» dissero distrattamente, come se il problema non le toccasse.
La bambina, quel giorno, andò a scuola ma proprio non riuscì ad essere felice, perché «la scuola mi ha tradito».

Questa vicenda è successa davvero in una scuola di Roma e ancora siamo in attesa di una soluzione.