Fantascienza. “Bactana”, un racconto di Marco Alfaroli.

Skegge articoolo

Illustrazione originale di Marco Alfaroli

La redazione di dovevailpaese pubblica un racconto di Marco Alfaroli, prolifico scrittore di fantascienza e sapiente illustratore.

 

BACTANA

Bactana era arrivato su quel mondo a bordo di un
meteorite. Forse dire “a bordo” potrebbe sembrare
assurdo ma quel “sasso spaziale” era per lui un vero
e proprio velivolo, perfetto per spostarsi. E perfetto
per raggiungere le prede.
Appena attraversò l’atmosfera, s’incendiò. La
roccia cominciò a sfaldarsi e ci fu un momento in cui
temette per l’avvicinarsi della fine.
Ebbe fortuna: anche se ridotta ai minimi termini,
la meteora riuscì a schiantarsi al suolo. Lui se ne
stava al sicuro all’interno e quindi l’urto non poté
procurargli alcun danno.
Quando la polvere sollevata iniziò a diradarsi,
Bactana esalò le molecole del gas di cui era fatto da
tutte le fessure disponibili. Si ricompose come
nuvola gassosa e osservò la pietra pensando che non
ne aveva più bisogno.

Si rese conto subito che l’ambiente circostante era
ricco di vita. Pensò agli altri suoi simili che erano
finiti su mondi morti o sterili. Sapeva che per loro il
destino era ormai segnato.
Bactana esultò: aveva la possibilità di
moltiplicarsi e ripetere il ciclo vitale della sua
specie.
Doveva solo iniziare. Si spostò lentamente, con
movimenti silenziosi, aspettando di individuare la
sua prima vittima.
Un essere bizzarro, poco dopo, si avvicinò
calpestando il terreno con fragore. Sembrava che
non si preoccupasse del rumore che produceva.
Mostrava tranquillità e non era solo: un’altra creatura
molto diversa lo precedeva: era più piccola, si
spostava su quattro zampe ed era collegata all’essere
più alto mediante un legame non organico.
Bactana si concentrò sull’essere più grosso. Era
il dominante. Aveva anche lui quattro estensioni del
corpo, ma solo due gli servivano per spostarsi; le
altre pendevano dall’alto; una teneva il collegamento
con la creatura quadrupede.

Decise di non indugiare oltre e in breve fu
addosso a entrambi avvolgendoli con tutto il suo
corpo gassoso. Sapeva che non potevano vederlo e,
visto che muovendosi non produceva alcun suono,
non si meravigliò quando le vittime iniziarono ad
agitarsi guardando in tutte le direzioni senza capire
chi fosse l’aggressore.
Il gas di cui era fatto Bactana aveva preso il posto
di quello che di solito respiravano. L’effetto, come
sempre, fu letale.
Bactana non provava rimorso quando uccideva
un essere vivente: era un predatore, era la sua natura
e gli permetteva di sopravvivere.
Si allontanò lentamente dalle due creature stese e
contorte da cui aveva prosciugato tutto il fluido
vitale.
Si sentì forte, aveva assorbito abbastanza
nutrimento per fare la prima scissione. Era un
processo piacevole ed era lo scopo della sua
esistenza. Serviva molta energia e ora l’aveva.
I vegetali, le pietre e il terreno intorno a lui
furono illuminati dal lampo che produsse mentre si
scindeva: questo era il momento più pericoloso. Il
momento in cui Bactana poteva essere scoperto,
perché quel bagliore improvviso poteva tradirlo.
Tutto andò bene.
Il nutrimento accumulato permise la scissione in
quattro individui. I nuovi Bactana si allontanarono
immediatamente da lui; un difetto della sua specie
era la lentezza negli spostamenti, per cui era
importante non rimanere tutti nello stesso territorio
di caccia, altrimenti si rischiava di morire di fame.
Bactana ripensò al mondo che aveva distrutto
prima di schizzare nello spazio nascosto in uno dei
suoi frammenti.
Le gigantesche creature che lo abitavano erano
molto semplici, pascolavano pacifiche tutto il giorno
in cerca di cibo e vagavano qua e là senza mostrare
segni di intelligenza. Servivano molti Bactana per
abbatterne una, ma poi se ne otteneva una quantità
incredibile di nutrimento. La cosa importante
comunque era che, trattandosi di esseri stupidi, non
si preoccupavano di capire perché un loro simile
fosse morto, così c’era sempre alimento per tutti.

I Bactana fecero una vera mattanza e, scissione
dopo scissione, divennero milioni. Arrivò presto il
fatidico momento della mancanza di cibo, ma anche
questo era previsto dalla loro natura: il gas di cui
erano fatti penetrò nel terreno e, com’era successo
altre volte, portò quel mondo al collasso facendolo
esplodere.
Tutti i Bactana rinchiusi nei detriti scaturiti dal
disastro furono sparati in mille direzioni nel cosmo e
iniziarono la ricerca di un nuovo ambiente da
saccheggiare.
Ora, finalmente, nel mondo dove era arrivato il
ciclo si sarebbe ripetuto. Bactana almeno lo sperava.
Sentì qualcosa che si avvicinava. Emetteva un
rumore meccanico ed era di metallo. Sembrava che
scivolasse sul terreno ma poi Bactana osservò
meglio quella cosa e capì: quattro propaggini
rotonde e nere ruotavano e la facevano avanzare.
Aveva due luci che lampeggiavano, una rossa e
una blu. Arrivò molto vicina a lui, si fermò e ne
scesero due esseri simili a quello che aveva ucciso.

Quando ne scoprirono i resti, i loro volti
assunsero un’espressione inorridita. Iniziarono a
comunicare tra loro, emettendo suoni che Bactana
non comprendeva.
Uno dei due corse verso il veicolo meccanico, ne
tirò fuori un piccolo oggetto nero collegato al
veicolo con un filo. Iniziò a parlare. Forse chiamava
i rinforzi.
Bactana aggredì subito quello più vicino a lui.
L’essere barcollò, annaspò disperatamente nell’aria e
iniziò a soffocare.
Non morì per mancanza di ossigeno. Il suo corpo
fu come risucchiato, svuotato dall’interno. Cadde a
terra mummificato come le vittime precedenti.
Il secondo essere, che aveva assistito alla scena,
era in preda al panico. Bactana si accorse che
impugnava uno strano oggetto metallico e lo puntava
verso di lui. In realtà non poteva vederlo.
Immaginava che qualsiasi cosa avesse ucciso il suo
compagno fosse ancora lì e infatti Bactana si trovava
ancora sopra la vittima. L’essere urlò in modo
isterico e sparò ripetutamente. Piccoli pezzetti di
metallo durissimo attraversarono Bactana
provocandogli un certo fastidio. Passando attraverso
il suo corpo bruciarono una parte del suo gas. Il
boato provocato dall’arma fu insopportabile.
Lento ma inesorabile si diresse deciso verso il
superstite, che si guardava intorno pieno di paura;
era impotente perché non riusciva a vedere il suo
nemico.
Bactana lo uccise.
Mentre le luci rosse e blu del veicolo
continuavano a lampeggiare ci fu una nuova
scissione e altri cinque Bactana si allontanarono in
direzioni diverse.
Erano trascorsi alcuni giorni, le cose stavano
andando molto bene e la colonia si stava formando.
Bactana non ne conosceva l’evoluzione, non sapeva
in quali zone si fossero diretti gli altri. Tutto era
ancora al livello locale, ma era sicuro che ogni suo
simile facesse la sua parte, come lui.
Fu all’improvviso che comparvero. Li vide
apparire all’orizzonte, in mezzo al bosco, che
avanzavano nella zona meno fitta di vegetazione.
Erano diversi dagli altri: più si avvicinavano e più se
ne rendeva conto. Erano inguainati in un involucro
giallo, un tessuto che copriva tutto il corpo, anche la
testa. Vedeva le loro facce che scrutavano intorno da
dietro le visiere. Erano accompagnati da alcuni strani
veicoli provvisti di faro e puntavano verso di lui.
Forse riuscivano a vederlo?
Bactana aveva fame e quelli erano tanti. Decise
di avvicinarsi con molta prudenza, magari per
attaccare quello più isolato. Prima uno e poi con
calma un altro, finché alla fine si sarebbe allontanato
per scindersi in una zona sicura.
Non c’era neanche bisogno di muoversi troppo,
stavano venendo loro da lui. Quando furono
abbastanza vicini, scelse con attenzione la preda.
Notò che l’essere che aveva scelto armeggiava
con un apparecchio pieno di luci e indicatori,
provvisto di due grosse antenne laterali, che portava
a tracolla. Notò anche che quello non era l’unico
equipaggiato in quel modo, ma non se ne preoccupò.
Lui l’aveva scelto solo perché era più lontano dagli
altri.

Gli si avventò addosso, lo avvolse e aspettò.
Non successe niente, il gas del suo corpo aveva
preso il posto del gas respirato dalla creatura, ma
questa non sembrò accorgersi del cambiamento.
Che cosa stava succedendo? Non respirava?
Forse l’involucro giallo lo isolava dall’ambiente
esterno e gli forniva una riserva interna di gas
atmosferici?
Bactana fu preso dalla paura, non poteva far nulla
a questi esseri! Si erano protetti da lui. Forse
l’avevano scoperto. Forse avevano compreso come li
attaccava.
L’apparecchio con le antenne emise un suono e
l’essere cominciò a gridare.
«Correte! È qui! Il rilevatore l’ha individuato!»
L’essere urlava in un linguaggio incomprensibile e si
agitava. Aveva paura.
Gli altri si voltarono e accorsero. Bactana pensò
subito alla fuga, sentiva il pericolo. E sentiva quelle
voci che lo spaventavano ancora di più.
«Stai tranquillo!» disse un secondo essere quando
raggiunse il primo. «Non può farti nulla, mantieni il
contatto con il rilevatore».
Bactana si allontanava da loro con tutte le sue
forze, ma era lentissimo e vide due di quelle creature
vestite di giallo avvicinarsi. Erano equipaggiate in
modo diverso dagli altri, avevano due grosse
bombole da cui partiva un tubo collegato a un
diffusore che impugnavano. Conoscevano la sua
posizione, perché, quando lui cambiava direzione,
anche loro correggevano la traiettoria e miravano sul
bersaglio. Ebbe l’impressione che lo vedessero
attraverso l’apparecchio con le antenne.
Bactana fu preso dall’angoscia: l’avevano
scoperto e volevano ucciderlo. Doveva scappare,
doveva salvarsi.
Un getto di gas giallo lo investì, gli stavano
sparando con un tiro incrociato e lui, per quanti
sforzi facesse per fuggire, era sempre più lento dei
suoi inseguitori. Non c’era scampo.
Sentì un forte bruciore, il gas di cui era fatto il
suo corpo si consumava, reagendo col gas giallo che
gli avevano buttato addosso. Era un dolore
insopportabile.
Bactana si agitò, guardò in tutte le direzioni
cercando una via di fuga.
Pensò alla sua specie: se fosse morto, il ciclo si
sarebbe interrotto. Forse gli altri erano scampati, o
forse li avevano già uccisi tutti.
Aveva scelto il mondo sbagliato, lui non era
cattivo, aveva solo seguito la sua natura di predatore
che vive nutrendosi delle sue prede.
Il suo ultimo pensiero fu pieno di disperazione,
poi si dissolse nel nulla.

BIOGRAFIA

Marco Alfaroli coltiva ormai da anni le sue passioni: la scrittura e l’illustrazione. È autore di racconti e romanzi di fantascienza e fantasy. Ha pubblicato il romanzo Archon (Runa Editrice 2013), la serie di 24 racconti “Schegge dallo spazio” (2014). Ha illustrato, insieme ad altri disegnatori, il gioco di ruolo “L’Era di Zargo” (Raven 2014), ispirato al famoso gioco da tavolo Zargo’s Lords. Ha illustrato copertine per altri autori, alcuni colleghi in Edizioni Imperium.
Con Edizioni Imperium ha pubblicato i racconti: “Firefighter” (2013), “Stazione rifugio Idra” (2013), “Firefighter Forever” (2014), “Gannikar” (2015), “Firefighter the last mission” (2015), e la graphic novel “Pianeta Blu” (2015) in collaborazione con lo scrittore Diego Bortolozzo.

 

Il suo blog:

http://archonzeist.blogspot.it/

Amazon:

http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss/275-8740664-4755106?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=marco+alfaroli+schegge+dallo+spazio&rh=i%3Aaps%2Ck%3Amarco+alfaroli+schegge+dallo+spazio